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Visite turistiche

L’isola di Ortigia, patrimonio dell’umanità e cuore di SIRACUSA. Terra delle Quaglie, rifugio dei gabbiani, porto tranquillo o più semplicemente U’ Scogghiu (lo scoglio), come viene chiamata in dialetto dai suoi abitanti, l’isola di Ortigia assume nel corso dei secoli nomi e coloriture diverse, che lasciano sempre intatta la sua identità di luogo destinato all’accoglienza. Il mare e lo Scirocco, che nei loro processi millenari ne hanno delineato il profilo, hanno segnato il destino di questo lembo di Sicilia a metà strada tra Oriente e Occidente, tra Cartagine e Roma, spingendo le navi greche e cristiane fra le braccia del suo porto. Ed è per questo che, percorrendo i suoi vicoli labirintici e attraversando le sue innumerevoli piazzette, è possibile vivere un’esperienza unica e respirare tutto il profumo del Mediterraneo. Scoprire l’isola di Ortigia significa venire a contatto con culture diverse, ma soprattutto conoscere la Sicilia nei suoi aspetti più intimi. Palazzi, cortili, chiese e conventi cedono il passo a templi, castelli e fontane, componendo un mosaico abilmente cucito in pietra bianca, le cui tessere preziose risplendono al sole.
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Ortygia
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L’isola di Ortigia, patrimonio dell’umanità e cuore di SIRACUSA. Terra delle Quaglie, rifugio dei gabbiani, porto tranquillo o più semplicemente U’ Scogghiu (lo scoglio), come viene chiamata in dialetto dai suoi abitanti, l’isola di Ortigia assume nel corso dei secoli nomi e coloriture diverse, che lasciano sempre intatta la sua identità di luogo destinato all’accoglienza. Il mare e lo Scirocco, che nei loro processi millenari ne hanno delineato il profilo, hanno segnato il destino di questo lembo di Sicilia a metà strada tra Oriente e Occidente, tra Cartagine e Roma, spingendo le navi greche e cristiane fra le braccia del suo porto. Ed è per questo che, percorrendo i suoi vicoli labirintici e attraversando le sue innumerevoli piazzette, è possibile vivere un’esperienza unica e respirare tutto il profumo del Mediterraneo. Scoprire l’isola di Ortigia significa venire a contatto con culture diverse, ma soprattutto conoscere la Sicilia nei suoi aspetti più intimi. Palazzi, cortili, chiese e conventi cedono il passo a templi, castelli e fontane, componendo un mosaico abilmente cucito in pietra bianca, le cui tessere preziose risplendono al sole.
Noto è un piccolo tesoro della Sicilia Orientale. La città del Val di Noto, arroccata su un altopiano coperto di agrumeti, si presenterà a voi come un sogno romantico: è un condensato d'arte e architettura, non è un caso se sia stata riconosciuta come capitale del Barocco Siciliano. La città siciliana ha origini antichissime, quella che conosciamo oggi è il frutto di una sapiente ricostruzione. Sì, perché la città fu distrutta da un violento terremoto nel 1693 e fu interamente ricostruita su un terreno meno impervio ed ostile, a 10 km dalla vecchia città.. Per la sua rinascita furono chiamati i migliori professionisti d'Europa: ingegneri e architetti donarono splendore e bellezza alla città ricostruita. La sua bellezza ed eleganza, han reso il suo centro storico patrimonio Unesco dal 2002 a tutta la Val di Noto..
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Noto
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Noto è un piccolo tesoro della Sicilia Orientale. La città del Val di Noto, arroccata su un altopiano coperto di agrumeti, si presenterà a voi come un sogno romantico: è un condensato d'arte e architettura, non è un caso se sia stata riconosciuta come capitale del Barocco Siciliano. La città siciliana ha origini antichissime, quella che conosciamo oggi è il frutto di una sapiente ricostruzione. Sì, perché la città fu distrutta da un violento terremoto nel 1693 e fu interamente ricostruita su un terreno meno impervio ed ostile, a 10 km dalla vecchia città.. Per la sua rinascita furono chiamati i migliori professionisti d'Europa: ingegneri e architetti donarono splendore e bellezza alla città ricostruita. La sua bellezza ed eleganza, han reso il suo centro storico patrimonio Unesco dal 2002 a tutta la Val di Noto..
Taormina è una città in provincia di Messina, che riesce ad unire in modo esemplare storia, mare e natura e, non a caso, è tra le mete turistiche più apprezzate della Sicilia. La particolarità di questa perla ionica è la sua straordinaria posizione, che la vede incastonata tra cielo e mare: la città costiera si erge su una terrazza naturale a 200 metri sul mare, lasciandosi alle spalle i promontori dell’entroterra tra cui spicca la cima innevata dell’Etna. Il Monte Tauro scivola verso il Mar Ionio disegnando le particolari insenature della costa e creando delle vedute uniche in cui la natura si integra in modo spettacolare con i resti archeologici, testimonianza della ricca storia della città. Taormina sorge poco lontano da Giardini Naxos, da molti considerata il primo insediamento greco dell'isola. Furono proprio gli abitanti dell'antica Naxos, minacciati dal tiranno di Siracusa, a spostarsi in massa, occupando un'area a valle del Monte Tauro, già abitata dai Siculi. Numerose sono le tracce della storia antica di Taormina: il simbolo cittadino è il greco Teatro Antico, il vicino Antiquarium ospita numerosi reperti archeologici; l'Odeon, piccolo teatro romano, e le note Naumachie sono tra gli esempi più importanti della civilizzazione romana. Alla dominazione greca seguirono quelle romana, araba, sveva e francese, ma al contributo architettonico di tali civilizzazioni si aggiunge l'opera privata di numerosi nobili che a partire dal XIX secolo scelsero Taormina come meta per le loro vacanze. In particolare ricordiamo il contributo di Lady Florence Trevelyan che acquistò l'Isola Bella e numerosi terreni circostanti, realizzando quello che è poi è diventato il Giardino Pubblico di Taormina, con le caratteristiche strutture simili a pagode, il cui stile si ispirava ai viaggi in estremo oriente della nobildonna inglese. Questo pellegrinaggio internazionale rese Taormina famosa in tutto il mondo per le sue bellezze naturali e paesaggistiche, nonché per la sua dolce vita dall'esclusivo tratto culturale e internazionale, che ha poi lasciato il passo ad un turismo di massa, oggi incalzato da un turismo di livello che sta gradualmente ritrovando l’identità artistica della città. Il mare, che un tempo dava lavoro ai pescatori della zona, oggi continua a essere la più grande fonte di ricchezza di Taormina, elemento fondamentale di una vacanza ideale che qui è possibile vivere, come in pochi altri posti. Le più belle spiagge di Taormina e dintorni, rinomate per la qualità del servizio e per l’intrattenimento notturno, sono Isola Bella, Mazzarò e Giardini Naxos.
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Taormina Shop
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Taormina è una città in provincia di Messina, che riesce ad unire in modo esemplare storia, mare e natura e, non a caso, è tra le mete turistiche più apprezzate della Sicilia. La particolarità di questa perla ionica è la sua straordinaria posizione, che la vede incastonata tra cielo e mare: la città costiera si erge su una terrazza naturale a 200 metri sul mare, lasciandosi alle spalle i promontori dell’entroterra tra cui spicca la cima innevata dell’Etna. Il Monte Tauro scivola verso il Mar Ionio disegnando le particolari insenature della costa e creando delle vedute uniche in cui la natura si integra in modo spettacolare con i resti archeologici, testimonianza della ricca storia della città. Taormina sorge poco lontano da Giardini Naxos, da molti considerata il primo insediamento greco dell'isola. Furono proprio gli abitanti dell'antica Naxos, minacciati dal tiranno di Siracusa, a spostarsi in massa, occupando un'area a valle del Monte Tauro, già abitata dai Siculi. Numerose sono le tracce della storia antica di Taormina: il simbolo cittadino è il greco Teatro Antico, il vicino Antiquarium ospita numerosi reperti archeologici; l'Odeon, piccolo teatro romano, e le note Naumachie sono tra gli esempi più importanti della civilizzazione romana. Alla dominazione greca seguirono quelle romana, araba, sveva e francese, ma al contributo architettonico di tali civilizzazioni si aggiunge l'opera privata di numerosi nobili che a partire dal XIX secolo scelsero Taormina come meta per le loro vacanze. In particolare ricordiamo il contributo di Lady Florence Trevelyan che acquistò l'Isola Bella e numerosi terreni circostanti, realizzando quello che è poi è diventato il Giardino Pubblico di Taormina, con le caratteristiche strutture simili a pagode, il cui stile si ispirava ai viaggi in estremo oriente della nobildonna inglese. Questo pellegrinaggio internazionale rese Taormina famosa in tutto il mondo per le sue bellezze naturali e paesaggistiche, nonché per la sua dolce vita dall'esclusivo tratto culturale e internazionale, che ha poi lasciato il passo ad un turismo di massa, oggi incalzato da un turismo di livello che sta gradualmente ritrovando l’identità artistica della città. Il mare, che un tempo dava lavoro ai pescatori della zona, oggi continua a essere la più grande fonte di ricchezza di Taormina, elemento fondamentale di una vacanza ideale che qui è possibile vivere, come in pochi altri posti. Le più belle spiagge di Taormina e dintorni, rinomate per la qualità del servizio e per l’intrattenimento notturno, sono Isola Bella, Mazzarò e Giardini Naxos.
Dominata dall’imponente vulcano Etna, Catania è una splendida città barocca situata sul mar Ionio, in una vasta pianura coltivata ad agrumeti. Costruita nella pietra scura lavica del vulcano che ha determinato nei secoli la vita della città siciliana, Catania rivela uno straordinario nucleo storico compatto ed omogeneo nelle architetture barocche. La straordinaria bellezza di questa città siciliana è data dalla sua storia millenaria, dai monumenti dagli influssi greco-romani, bizantini, arabi e normanni fino a quelli in stile barocco siciliano che la caratterizzano dopo il terremoto del 1693. Catania è un gioiello tutto da scoprire. Esempio indiscusso del barocco siciliano, Catania è una bellissima cittadina con numerose cose da vedere che si può girare tranquillamente a piedi per poter così anche visitare anche i mercati cittadini che, sparsi un po’ per tutto il territorio, raccontano l’attività mercantile che è una delle più antiche attività di Catania. Non si può visitare Catania senza passare per Piazza del Duomo, il cuore della città, la cui forma attuale risale al Settecento e dove si trovano diversi edifici di età barocca. Su questa piazza è possibile ammirare il Palazzo degli Elefanti (sede del Municipio), il Duomo e la famosa Fontana dell’Elefante che è stata realizzata in pietra lavica e che raffigura l’elefante “Liotru”, il simbolo della città che dovrebbe proteggere Catania dalle eruzioni vulcaniche. Da non perdere una visita al Duomo di Catania, la Cattedrale di Sant’Agata, la cui origine risale al 1070 ma l’aspetto attuale è dovuto al rifacimento avvenuto nel Settecento che le ha conferito una bellissima facciata in marmo bianco di Carrara realizzata da Vaccarini, autore anche della fontana dell’Elefante. Tra gli edifici più antichi in città spicca il famoso Castello Ursino fatto costruire da Federico II nella prima metà del Duecento per divenire nel 1400 la residenza dei sovrani aragonesi mentre oggi ospita il museo civico cittadino. Altro sito molto antico in città sono le Terme Achilliane che sono databili attorno al IV-V secolo e che si trovano sotto Piazza del Duomo. Le altre attrazioni più famose da visitare a Catania risalgono al Settecento e sono state costruite o ristrutturate dopo il terribile terremoto del 1693. Da Piazza Duomo parte anche via Etnea, la strada principale di Catania e uno dei luoghi più amati sia da locali che dai turisti. Ritenuta in città la via dello shopping per eccellenza qui si trovano sia importanti negozi sia eleganti palazzi in stile barocco. Infine, il Monastero dei Benedettini annesso alla Chiesa di San Nicolò è uno dei complessi monastici più grandi d’Europa che oggi ospita il Dipartimento di Scienze Umane dell'Università di Catania.
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Catania
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Dominata dall’imponente vulcano Etna, Catania è una splendida città barocca situata sul mar Ionio, in una vasta pianura coltivata ad agrumeti. Costruita nella pietra scura lavica del vulcano che ha determinato nei secoli la vita della città siciliana, Catania rivela uno straordinario nucleo storico compatto ed omogeneo nelle architetture barocche. La straordinaria bellezza di questa città siciliana è data dalla sua storia millenaria, dai monumenti dagli influssi greco-romani, bizantini, arabi e normanni fino a quelli in stile barocco siciliano che la caratterizzano dopo il terremoto del 1693. Catania è un gioiello tutto da scoprire. Esempio indiscusso del barocco siciliano, Catania è una bellissima cittadina con numerose cose da vedere che si può girare tranquillamente a piedi per poter così anche visitare anche i mercati cittadini che, sparsi un po’ per tutto il territorio, raccontano l’attività mercantile che è una delle più antiche attività di Catania. Non si può visitare Catania senza passare per Piazza del Duomo, il cuore della città, la cui forma attuale risale al Settecento e dove si trovano diversi edifici di età barocca. Su questa piazza è possibile ammirare il Palazzo degli Elefanti (sede del Municipio), il Duomo e la famosa Fontana dell’Elefante che è stata realizzata in pietra lavica e che raffigura l’elefante “Liotru”, il simbolo della città che dovrebbe proteggere Catania dalle eruzioni vulcaniche. Da non perdere una visita al Duomo di Catania, la Cattedrale di Sant’Agata, la cui origine risale al 1070 ma l’aspetto attuale è dovuto al rifacimento avvenuto nel Settecento che le ha conferito una bellissima facciata in marmo bianco di Carrara realizzata da Vaccarini, autore anche della fontana dell’Elefante. Tra gli edifici più antichi in città spicca il famoso Castello Ursino fatto costruire da Federico II nella prima metà del Duecento per divenire nel 1400 la residenza dei sovrani aragonesi mentre oggi ospita il museo civico cittadino. Altro sito molto antico in città sono le Terme Achilliane che sono databili attorno al IV-V secolo e che si trovano sotto Piazza del Duomo. Le altre attrazioni più famose da visitare a Catania risalgono al Settecento e sono state costruite o ristrutturate dopo il terribile terremoto del 1693. Da Piazza Duomo parte anche via Etnea, la strada principale di Catania e uno dei luoghi più amati sia da locali che dai turisti. Ritenuta in città la via dello shopping per eccellenza qui si trovano sia importanti negozi sia eleganti palazzi in stile barocco. Infine, il Monastero dei Benedettini annesso alla Chiesa di San Nicolò è uno dei complessi monastici più grandi d’Europa che oggi ospita il Dipartimento di Scienze Umane dell'Università di Catania.
Il Monte Etna si trova sulla costa orientale della Sicilia ed è il vulcano attivo più alto d’Europa, uno tra i più attivi del globo. Grazie ai 2700 anni di attività eruttiva, l’altezza massima del cono vulcanico oggi supera i 3300 metri di altitudine su circa 45 km di diametro di base. Tali dimensioni lo rendono il vulcano terrestre più imponente d’Europa e dell’intera area mediterranea. L’Etna è anche uno dei vulcani più studiati e monitorati al mondo e riveste un’importanza scientifica e culturale globale, per la vulcanologia, la geofisica e altre discipline di scienze della terra. Secondo il mito, l’attività di ceneri ed eruzioni laviche del vulcano sarebbero il ‘respiro’ infuocato del gigante Encelado, sconfitto da Atena e intrappolato per l’eternità in una prigione sotterranea sotto il Monte Etna, e i terremoti sarebbero causati dal suo rigirarsi tra le catene.
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Ätna
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Il Monte Etna si trova sulla costa orientale della Sicilia ed è il vulcano attivo più alto d’Europa, uno tra i più attivi del globo. Grazie ai 2700 anni di attività eruttiva, l’altezza massima del cono vulcanico oggi supera i 3300 metri di altitudine su circa 45 km di diametro di base. Tali dimensioni lo rendono il vulcano terrestre più imponente d’Europa e dell’intera area mediterranea. L’Etna è anche uno dei vulcani più studiati e monitorati al mondo e riveste un’importanza scientifica e culturale globale, per la vulcanologia, la geofisica e altre discipline di scienze della terra. Secondo il mito, l’attività di ceneri ed eruzioni laviche del vulcano sarebbero il ‘respiro’ infuocato del gigante Encelado, sconfitto da Atena e intrappolato per l’eternità in una prigione sotterranea sotto il Monte Etna, e i terremoti sarebbero causati dal suo rigirarsi tra le catene.
Le Gole dell'Alcantara, dette anche Gole di Larderia, sono situate nella Valle dell'Alcantara in Sicilia dove termina la catena montuosa dei Peloritani tra i comuni di Castiglione di Sicilia e di Motta Camastra. Sono delle gole alte fino a 25 metri e larghe nei punti più stretti 2 metri e nei punti più larghi 4-5 metri. Il canyon naturale è stato scavato nel corso di migliaia di anni dall'acqua che ha progressivamente portato alla luce il corpo lavico, con tipiche fessurazioni verticali. Il fiume Alcantara scorre tra pietra lavica che forma il suo alveo caratteristico. Sul territorio di Motta Camastra in località Fondaco Motta si trova la gola più imponente e famosa dell'Alcantara, lunga più di 6 km e percorribile in modo agevole per i primi 3. La particolarità di questa gola consiste nella struttura delle pareti, create da colate di lava basaltica (povera di silicio ma ricca di ferro, magnesio e calcio). La lava si è poi raffreddata molto velocemente creando forme prismatiche pentagonali ed esagonali, che richiamano la struttura molecolare dei materiali che la costituiscono. L'aspetto del fiume nel tratto delle Gole è ritenuto risalente alle colate di magma degli ultimi 8.000 anni. Le tesi più recenti individuano tre successive colate da fenditure e bocche apertesi nell'area di Monte Dolce, nel versante medio-basso etneo; le colate si mostrano sovrapposte lungo la parete sinistra del fiume. La colata più antica è quella che ha raggiunto capo Schisò, sul mare. I basalti colonnari visibili nelle Gole sono quelli della colata meno antica e sarebbero il prodotto del raffreddamento rapido causato dalla presenza dell'acqua del fiume; essi formano strutture prismatiche di differenti configurazioni, a "catasta", ad "arpa", ad andamento radiale. Le formazioni verticali, a "canna d’organo" raggiungono in alcuni casi i 30 m2.
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Gole dell’Alcantara
2 SS185
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Le Gole dell'Alcantara, dette anche Gole di Larderia, sono situate nella Valle dell'Alcantara in Sicilia dove termina la catena montuosa dei Peloritani tra i comuni di Castiglione di Sicilia e di Motta Camastra. Sono delle gole alte fino a 25 metri e larghe nei punti più stretti 2 metri e nei punti più larghi 4-5 metri. Il canyon naturale è stato scavato nel corso di migliaia di anni dall'acqua che ha progressivamente portato alla luce il corpo lavico, con tipiche fessurazioni verticali. Il fiume Alcantara scorre tra pietra lavica che forma il suo alveo caratteristico. Sul territorio di Motta Camastra in località Fondaco Motta si trova la gola più imponente e famosa dell'Alcantara, lunga più di 6 km e percorribile in modo agevole per i primi 3. La particolarità di questa gola consiste nella struttura delle pareti, create da colate di lava basaltica (povera di silicio ma ricca di ferro, magnesio e calcio). La lava si è poi raffreddata molto velocemente creando forme prismatiche pentagonali ed esagonali, che richiamano la struttura molecolare dei materiali che la costituiscono. L'aspetto del fiume nel tratto delle Gole è ritenuto risalente alle colate di magma degli ultimi 8.000 anni. Le tesi più recenti individuano tre successive colate da fenditure e bocche apertesi nell'area di Monte Dolce, nel versante medio-basso etneo; le colate si mostrano sovrapposte lungo la parete sinistra del fiume. La colata più antica è quella che ha raggiunto capo Schisò, sul mare. I basalti colonnari visibili nelle Gole sono quelli della colata meno antica e sarebbero il prodotto del raffreddamento rapido causato dalla presenza dell'acqua del fiume; essi formano strutture prismatiche di differenti configurazioni, a "catasta", ad "arpa", ad andamento radiale. Le formazioni verticali, a "canna d’organo" raggiungono in alcuni casi i 30 m2.
Gli estesi tavolati carsici dei Monti Iblei caratterizzano il paesaggio dell’estremità sudorientale della Sicilia, a cavallo delle province di Ragusa e Siracusa. E’ soprattutto in quest’ultima che l’altopiano assume aspetti spettacolari per la presenza di profonde fratture, chiamate “cave”, che ne solcano i bordi. Si tratta di canyon prodotti dall’erosione dei corsi d’acqua che ancora scorrono sul loro fondo, dall’aspetto a volte superbo come accade nel caso della Riserva naturale Cavagrande del Cassibile, una delle più maestose e suggestive, oggi tutelata come riserva naturale, fu in epoca paleolitica sede di insediamenti abitati. Nelle pareti sono state scavate ottomila tombe rupestri del tipo a grotticella, risalenti al X e IX secolo a.C.. Istituita nel 1990 al fine di conservare la vegetazione naturale, e ripristinarne la vegetazione forestale mediterranea nonchè di difendere e incrementare la fauna mediterranea, la Riserva naturale Cavagrande del Cassibile interessa un’area vasta 2.760 ettari circa, ricadente nei comuni di Avola, Noto e Siracusa. L’area protetta ingloba un tratto, lungo circa 10 km, dell’asta fluviale del cassibile, uno dei più importanti fiumi della sicilia sud-orientale, che, incassandosi fortemente tra le rocce del tavolato ibleo, genera un canyon, profondo in alcuni tratti oltre 250 metri, dalle ripide pareti fittamente vegetate. Come un diamante incastonato in un gioiello, così nel territorio del Comune di Avola (una ridente cittadina della provincia di Siracusa) vi è un angolo di paradiso terrestre, un patrimonio naturalistico (storico ed archeologico) di incommensurabile valore: la Riserva naturale orientata Cavagrande del Cassibile. Una vallata, quasi un Canyon, dove anche i più secolarizzati, visitando la riserva naturale riacquistano il gusto di contemplare le meraviglie della natura: flora (platano, salice, oleandro, edera, felce, ecc.), fauna (libellule, farfalle coloratissime, ricciolo, volpe, capinera, cuculo, gheppio, ecc.), aspetti geomorfologici (marmitte dei giganti, docce di erosione, splendidi laghetti, “marie”) e archeologici (villaggio bizantino, necropoli del Cassibile, “grotta dei briganti”). Numerosissimi sono i sentieri che permettono l’accesso alla riserva, consentendo così la visita di qualsiasi punto della vallata, da “Manghisi” fin alla foce del fiume. E ce n’è per tutti i gusti: per gli amanti di spensierate passeggiate all’ombra di un boschetto e per quelli appassionati di trekking più duro e impegnativo; per gli amanti del fondovalle e per quelli del panorama a monte; per gli amanti degli aspetti naturalistici e per quelli dell’archeologia.
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Orientierte Naturreservat Cavagrande
SP4
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Gli estesi tavolati carsici dei Monti Iblei caratterizzano il paesaggio dell’estremità sudorientale della Sicilia, a cavallo delle province di Ragusa e Siracusa. E’ soprattutto in quest’ultima che l’altopiano assume aspetti spettacolari per la presenza di profonde fratture, chiamate “cave”, che ne solcano i bordi. Si tratta di canyon prodotti dall’erosione dei corsi d’acqua che ancora scorrono sul loro fondo, dall’aspetto a volte superbo come accade nel caso della Riserva naturale Cavagrande del Cassibile, una delle più maestose e suggestive, oggi tutelata come riserva naturale, fu in epoca paleolitica sede di insediamenti abitati. Nelle pareti sono state scavate ottomila tombe rupestri del tipo a grotticella, risalenti al X e IX secolo a.C.. Istituita nel 1990 al fine di conservare la vegetazione naturale, e ripristinarne la vegetazione forestale mediterranea nonchè di difendere e incrementare la fauna mediterranea, la Riserva naturale Cavagrande del Cassibile interessa un’area vasta 2.760 ettari circa, ricadente nei comuni di Avola, Noto e Siracusa. L’area protetta ingloba un tratto, lungo circa 10 km, dell’asta fluviale del cassibile, uno dei più importanti fiumi della sicilia sud-orientale, che, incassandosi fortemente tra le rocce del tavolato ibleo, genera un canyon, profondo in alcuni tratti oltre 250 metri, dalle ripide pareti fittamente vegetate. Come un diamante incastonato in un gioiello, così nel territorio del Comune di Avola (una ridente cittadina della provincia di Siracusa) vi è un angolo di paradiso terrestre, un patrimonio naturalistico (storico ed archeologico) di incommensurabile valore: la Riserva naturale orientata Cavagrande del Cassibile. Una vallata, quasi un Canyon, dove anche i più secolarizzati, visitando la riserva naturale riacquistano il gusto di contemplare le meraviglie della natura: flora (platano, salice, oleandro, edera, felce, ecc.), fauna (libellule, farfalle coloratissime, ricciolo, volpe, capinera, cuculo, gheppio, ecc.), aspetti geomorfologici (marmitte dei giganti, docce di erosione, splendidi laghetti, “marie”) e archeologici (villaggio bizantino, necropoli del Cassibile, “grotta dei briganti”). Numerosissimi sono i sentieri che permettono l’accesso alla riserva, consentendo così la visita di qualsiasi punto della vallata, da “Manghisi” fin alla foce del fiume. E ce n’è per tutti i gusti: per gli amanti di spensierate passeggiate all’ombra di un boschetto e per quelli appassionati di trekking più duro e impegnativo; per gli amanti del fondovalle e per quelli del panorama a monte; per gli amanti degli aspetti naturalistici e per quelli dell’archeologia.
Modica è una città gioiello incastonata tra le rocce iblee, situata nella Sicilia Sud Orientale e patrimonio UNESCO dal 2002. Costruita su più livelli è divisa in quartieri che possiedono anime diverse-ma facente parte di un nucleo unico, ossia il Barocco della Val di Noto, la città si dispiega dai colli rocciosi che la circondano verso una valle concava, un tempo letto di un fiume, in passato furono costruiti 17 ponti per congiungere le varie parti della città. . La struttura di Modica nel centro storico è di stampo medievale, ma è il tardo Barocco che fa da padrone nelle architetture dei palazzi storici e delle chiese, la maggior parte delle quali è stata ricostruita dopo il terremoto che colpì la Sicilia Orientale nel 1693. Città dall’importante passato storico e nobiliare, dista 15 km da Ragusa e 20 km dalla frazione Marina di Modica, non è certa l’origine del nome, si pensa sia riferito al termine fenicio Mùtika che significa albergo. Il sito oggi conosciuto come Modica è esistente sin dall’età preistorica come si evince dai resti rupestri che circondano la città, tra il XV ed il XIX secolo la città come Contea fu uno dei feudi più importanti, della Sicilia e del meridione in base al suo peso politico, culturale ed economico; la contea di Modica comprendeva tutto il territorio dell’attuale provincia di Ragusa. Simbolo di questo glorioso passato sono i resti di un castello situato su una delle rocce che svetta e domina il centro storico di Modica bassa, con il suo orologio collocato nel 1725 e ancora funzionante. A Modica dominano i colori della pietra calcarea tipica della Provincia di Ragusa. Case ammassate, vicoli stretti e chiese sontuose caratterizzano l'architettura barocca del settecento. Modica è una bellissima città in provincia di Ragusa con diverse chiese e palazzi patrimonio unesco.
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Modica
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Modica è una città gioiello incastonata tra le rocce iblee, situata nella Sicilia Sud Orientale e patrimonio UNESCO dal 2002. Costruita su più livelli è divisa in quartieri che possiedono anime diverse-ma facente parte di un nucleo unico, ossia il Barocco della Val di Noto, la città si dispiega dai colli rocciosi che la circondano verso una valle concava, un tempo letto di un fiume, in passato furono costruiti 17 ponti per congiungere le varie parti della città. . La struttura di Modica nel centro storico è di stampo medievale, ma è il tardo Barocco che fa da padrone nelle architetture dei palazzi storici e delle chiese, la maggior parte delle quali è stata ricostruita dopo il terremoto che colpì la Sicilia Orientale nel 1693. Città dall’importante passato storico e nobiliare, dista 15 km da Ragusa e 20 km dalla frazione Marina di Modica, non è certa l’origine del nome, si pensa sia riferito al termine fenicio Mùtika che significa albergo. Il sito oggi conosciuto come Modica è esistente sin dall’età preistorica come si evince dai resti rupestri che circondano la città, tra il XV ed il XIX secolo la città come Contea fu uno dei feudi più importanti, della Sicilia e del meridione in base al suo peso politico, culturale ed economico; la contea di Modica comprendeva tutto il territorio dell’attuale provincia di Ragusa. Simbolo di questo glorioso passato sono i resti di un castello situato su una delle rocce che svetta e domina il centro storico di Modica bassa, con il suo orologio collocato nel 1725 e ancora funzionante. A Modica dominano i colori della pietra calcarea tipica della Provincia di Ragusa. Case ammassate, vicoli stretti e chiese sontuose caratterizzano l'architettura barocca del settecento. Modica è una bellissima città in provincia di Ragusa con diverse chiese e palazzi patrimonio unesco.
La Villa è il centro di un importante latifondo, con funzione amministrativa, residenziale e di rappresentanza. I suoi oltre 3000 metri quadri di mosaico rispondono ad un preciso programma sia di rappresentanza, sia indicativo della cultura del padrone di casa. L’identificazione del proprietario della Villa non è, ad oggi, certa; secondo i più recenti studi, è attribuita ad un alto esponente dell’aristocrazia senatoria romana, forse un Praefectus Urbi (un responsabile dell’ordine pubblico della città di Roma). La residenza tardo antica è costruita su diversi livelli e suddivisa in quattro grandi aree: 1. Ricevimento ufficiale; 2. Amministrazione, sale da banchetto non ufficiali, aule di culto; 3. Unità abitative con locali di servizio collegati; 4. Aree di passaggio e di servizio. L’alto profilo del suo committente viene celebrato, in modo eloquente, attraverso un programma iconografico, stilisticamente influenzato dall’arte dei mosaicisti africani che sono stati chiamati a realizzarlo e che si dispiega, con ricchezza compositiva, in una moltitudine di ambienti a carattere pubblico e privato. L’attuale impianto, la cui edificazione è riferibile alla prima metà del IV secolo d.C., con ampliamenti dopo il terremoto del 361-363, sorge al di sopra di una precedente villa, datata tra la fine del I secolo ed il III secolo d.C. Nel corso del V e VI sec. d.C. le strutture della Villa si adattarono a finalità difensive in un preciso programma di fortificazione rilevato, durante le campagne di scavo, dall’ispessimento in più parti dei muri perimetrali e dalla chiusura delle arcate superstiti dell’acquedotto collegato alle terme. Si determinò, così, un iniziale processo di abbandono e di trasformazioni funzionali delle stanze che vennero rioccupate, nei secoli successivi, da nuove strutture abitative sovrapposte allo strato di distruzione dei muri preesistenti o al di fuori del perimetro dell’edificio tardo imperiale. Il successivo insediamento medievale, durante la dominazione islamica, prese il nome di ”Palàtia”, Blàtea o Iblâtasah, così definito da Ibn Idrisi, geografo arabo del XII sec., fino ad assumere la denominazione di Plàtia. L’abitato, da considerare tra i più estesi e articolati della Sicilia centro-meridionale, fu distrutto nel 1161, durante il Regno di Guglielmo I. Nel 1163, venne fondata una nuova città fortificata, nell’attuale sede di Piazza Armerina, popolata da coloni Lombardi giunti in Sicilia a seguito dei Normanni. La persistenza di realtà insediative nella zona appartenente al sito, in cui sorgeva la Villa romana, fu rilevata, ancora, nel XV secolo, con la presenza di un piccolo gruppo di case, conosciute con il nome di Antico Casale dei Saraceni, da cui ha tratto il nome.
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Villa Romana del Casale
SP90
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La Villa è il centro di un importante latifondo, con funzione amministrativa, residenziale e di rappresentanza. I suoi oltre 3000 metri quadri di mosaico rispondono ad un preciso programma sia di rappresentanza, sia indicativo della cultura del padrone di casa. L’identificazione del proprietario della Villa non è, ad oggi, certa; secondo i più recenti studi, è attribuita ad un alto esponente dell’aristocrazia senatoria romana, forse un Praefectus Urbi (un responsabile dell’ordine pubblico della città di Roma). La residenza tardo antica è costruita su diversi livelli e suddivisa in quattro grandi aree: 1. Ricevimento ufficiale; 2. Amministrazione, sale da banchetto non ufficiali, aule di culto; 3. Unità abitative con locali di servizio collegati; 4. Aree di passaggio e di servizio. L’alto profilo del suo committente viene celebrato, in modo eloquente, attraverso un programma iconografico, stilisticamente influenzato dall’arte dei mosaicisti africani che sono stati chiamati a realizzarlo e che si dispiega, con ricchezza compositiva, in una moltitudine di ambienti a carattere pubblico e privato. L’attuale impianto, la cui edificazione è riferibile alla prima metà del IV secolo d.C., con ampliamenti dopo il terremoto del 361-363, sorge al di sopra di una precedente villa, datata tra la fine del I secolo ed il III secolo d.C. Nel corso del V e VI sec. d.C. le strutture della Villa si adattarono a finalità difensive in un preciso programma di fortificazione rilevato, durante le campagne di scavo, dall’ispessimento in più parti dei muri perimetrali e dalla chiusura delle arcate superstiti dell’acquedotto collegato alle terme. Si determinò, così, un iniziale processo di abbandono e di trasformazioni funzionali delle stanze che vennero rioccupate, nei secoli successivi, da nuove strutture abitative sovrapposte allo strato di distruzione dei muri preesistenti o al di fuori del perimetro dell’edificio tardo imperiale. Il successivo insediamento medievale, durante la dominazione islamica, prese il nome di ”Palàtia”, Blàtea o Iblâtasah, così definito da Ibn Idrisi, geografo arabo del XII sec., fino ad assumere la denominazione di Plàtia. L’abitato, da considerare tra i più estesi e articolati della Sicilia centro-meridionale, fu distrutto nel 1161, durante il Regno di Guglielmo I. Nel 1163, venne fondata una nuova città fortificata, nell’attuale sede di Piazza Armerina, popolata da coloni Lombardi giunti in Sicilia a seguito dei Normanni. La persistenza di realtà insediative nella zona appartenente al sito, in cui sorgeva la Villa romana, fu rilevata, ancora, nel XV secolo, con la presenza di un piccolo gruppo di case, conosciute con il nome di Antico Casale dei Saraceni, da cui ha tratto il nome.

Offerta gastronomica

La Pescheria (Piscarìa in lingua siciliana) è l'antico mercato del pesce della città di Catania ed è inserito nel percorso turistico per il contenuto di folclore che si respira passando fra i banchi dei pescivendoli. Solo provando questa esperienza ci si può rendere conto di quanto pittoresco possa essere questo mercato che può trovare confronto solo nel gemello mercato della Vucciria di Palermo: il mercato è sempre affollato ed il vocio incessante (la vuciata) dei venditori crea un sottofondo da suq arabo e si respira la tipica atmosfera di una medina. I banchi si trovano dall'inizio dell'Ottocento nel tunnel scavato nel Cinquecento sotto il Palazzo del Seminario dei Chierici e le mura di Carlo V, di fronte agli Archi della Marina, un tempo immersi nelle acque del sottostante porticciolo di pescatori oggi riempito e trasformato in verde pubblico, in piazza Alonzo di Benedetto ed in piazza Pardo, tra i quartieri "Duomo di Catania o Terme Achilliane - Piano di San Filippo" e "Murorotto o Pozzo di Gammazita - Terme dell'Indirizzo", con preponderanza nel primo tra i due.
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Fischmarkt von Catania
Via Bottino
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La Pescheria (Piscarìa in lingua siciliana) è l'antico mercato del pesce della città di Catania ed è inserito nel percorso turistico per il contenuto di folclore che si respira passando fra i banchi dei pescivendoli. Solo provando questa esperienza ci si può rendere conto di quanto pittoresco possa essere questo mercato che può trovare confronto solo nel gemello mercato della Vucciria di Palermo: il mercato è sempre affollato ed il vocio incessante (la vuciata) dei venditori crea un sottofondo da suq arabo e si respira la tipica atmosfera di una medina. I banchi si trovano dall'inizio dell'Ottocento nel tunnel scavato nel Cinquecento sotto il Palazzo del Seminario dei Chierici e le mura di Carlo V, di fronte agli Archi della Marina, un tempo immersi nelle acque del sottostante porticciolo di pescatori oggi riempito e trasformato in verde pubblico, in piazza Alonzo di Benedetto ed in piazza Pardo, tra i quartieri "Duomo di Catania o Terme Achilliane - Piano di San Filippo" e "Murorotto o Pozzo di Gammazita - Terme dell'Indirizzo", con preponderanza nel primo tra i due.
Alcune fonti riportano che durante la dominazione degli spagnoli in Sicilia nel XVI secolo tale lavorazione fu introdotta nella Contea di Modica[3], a quel tempo il più importante stato feudale del sud Italia dotato di autonomia amministrativa. Gli spagnoli verosimilmente appresero dagli Aztechi la tecnica di lavorazione delle fave di cacao mediante l'utilizzo del metate, un tipo di macina di pietra utilizzato per la lavorazione di cereali e semi. Le fonti giunte ai nostri giorni ci dicono che gli Aztechi non fossero a conoscenza dell'esistenza dello zucchero e che consumassero il cacao in forma liquida, pertanto è certo che il cioccolato di Modica, che si presenta in uno stato solido a forma di lingotto e contiene anche zucchero oltre al cacao, non discenda da una ricetta di origine Azteca[4]. Furono gli spagnoli i primi verosimilmente ad aggiungere lo zucchero al cacao e a realizzare la prima forma arcaica di cioccolato e a diffonderla nei propri domini, inclusa la Contea di Modica. Attualmente esistono tracce di questo tipo di lavorazione in Spagna (el chocolate a la piedra), oltre che nelle comunità indigene di Messico e Guatemala. Leonardo Sciascia ricorda come tale lavorazione rimanesse ai suoi tempi nella città di Modica, precisando anche che esistessero originariamente le sole due versioni con le aggiunte di cannella e di vaniglia[5]. Storicamente si è tramandato come un dolce tipico delle famiglie nobili che durante le feste e le occasioni importanti lo preparavano in casa. In questo modo si è tramandato fino ai giorni nostri e solo successivamente è diventato un prodotto dolciario di fama internazionale.
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Antica Dolceria Bonajuto
159 Corso Umberto I
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Alcune fonti riportano che durante la dominazione degli spagnoli in Sicilia nel XVI secolo tale lavorazione fu introdotta nella Contea di Modica[3], a quel tempo il più importante stato feudale del sud Italia dotato di autonomia amministrativa. Gli spagnoli verosimilmente appresero dagli Aztechi la tecnica di lavorazione delle fave di cacao mediante l'utilizzo del metate, un tipo di macina di pietra utilizzato per la lavorazione di cereali e semi. Le fonti giunte ai nostri giorni ci dicono che gli Aztechi non fossero a conoscenza dell'esistenza dello zucchero e che consumassero il cacao in forma liquida, pertanto è certo che il cioccolato di Modica, che si presenta in uno stato solido a forma di lingotto e contiene anche zucchero oltre al cacao, non discenda da una ricetta di origine Azteca[4]. Furono gli spagnoli i primi verosimilmente ad aggiungere lo zucchero al cacao e a realizzare la prima forma arcaica di cioccolato e a diffonderla nei propri domini, inclusa la Contea di Modica. Attualmente esistono tracce di questo tipo di lavorazione in Spagna (el chocolate a la piedra), oltre che nelle comunità indigene di Messico e Guatemala. Leonardo Sciascia ricorda come tale lavorazione rimanesse ai suoi tempi nella città di Modica, precisando anche che esistessero originariamente le sole due versioni con le aggiunte di cannella e di vaniglia[5]. Storicamente si è tramandato come un dolce tipico delle famiglie nobili che durante le feste e le occasioni importanti lo preparavano in casa. In questo modo si è tramandato fino ai giorni nostri e solo successivamente è diventato un prodotto dolciario di fama internazionale.
Appena dentro l' Isola di Ortigia non si può mancare la visita alle bancarelle del mercato, dove i venditori descrivono i loro prodotti cantando nenie in lingua locale, con un accento buffo e folcloristico. Sembra essere immersi in una tipica souk araba. Qui possiamo ammirare le bancarelle colme di vivande come ortaggi, carni, latticini, legumi ma soprattutto pesci, frutti di mare e vari prodotti ittici, le cui bancarelle corrispondenti alle attigue botteghe (appartenenti a svariate famiglie di pescatori abbastanza note a Siracusa e in provincia), ma soprattutto le cosiddette "Vanniate" (grida) di coloro che devono venderlo, portano il turista in un'atmosfera molto lontana dalla fredda modernità di oggi, quando i prodotti erano veramente genuini e venivano venduti folcloristicamente alla gente che, attratta dalle grida del "Principale" (colui che aveva in gestione la bancarella, ossia ne era il "capo" o "padrone") o dei cosiddetti "Picciotti" (letteralmente significa "Ragazzi", ma indica coloro che, assieme al "Principale", gestivano la bancarella; di solito erano soci o parenti di quest'ultimo) oppure dai "Iarzuni" (il significato letterale è "Garzone", ma indica coloro che lavoravano per il "Principale" o per i "Picciotti"), accorrevano per comprare le vivande (genuine e senza dubbio più saporite e naturali di quelle che si comprano nei moderni centri commerciali) che la terra o il mare dava con il sacrificio di chi lavorava duramente per sfamare le proprie famiglie.
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Old market of Ortigia
Via Emmanuele de Benedictis
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Appena dentro l' Isola di Ortigia non si può mancare la visita alle bancarelle del mercato, dove i venditori descrivono i loro prodotti cantando nenie in lingua locale, con un accento buffo e folcloristico. Sembra essere immersi in una tipica souk araba. Qui possiamo ammirare le bancarelle colme di vivande come ortaggi, carni, latticini, legumi ma soprattutto pesci, frutti di mare e vari prodotti ittici, le cui bancarelle corrispondenti alle attigue botteghe (appartenenti a svariate famiglie di pescatori abbastanza note a Siracusa e in provincia), ma soprattutto le cosiddette "Vanniate" (grida) di coloro che devono venderlo, portano il turista in un'atmosfera molto lontana dalla fredda modernità di oggi, quando i prodotti erano veramente genuini e venivano venduti folcloristicamente alla gente che, attratta dalle grida del "Principale" (colui che aveva in gestione la bancarella, ossia ne era il "capo" o "padrone") o dei cosiddetti "Picciotti" (letteralmente significa "Ragazzi", ma indica coloro che, assieme al "Principale", gestivano la bancarella; di solito erano soci o parenti di quest'ultimo) oppure dai "Iarzuni" (il significato letterale è "Garzone", ma indica coloro che lavoravano per il "Principale" o per i "Picciotti"), accorrevano per comprare le vivande (genuine e senza dubbio più saporite e naturali di quelle che si comprano nei moderni centri commerciali) che la terra o il mare dava con il sacrificio di chi lavorava duramente per sfamare le proprie famiglie.